giovedì 13 novembre 2008

un estemporaneo cambio di prospettiva

MICROCASTLE/WEIRD ERA CONTINUED dei DEERHUNTER



è una gran bella cosa. un gran bel doppio disco dignitoso. se non fosse per loro avrei smesso di ascoltare cose tipo i flaming lips di qualche anno fa, credo. e loro che sono così pateticamente noiosi e senza idee che te lo sbattono in faccia per ricordarti quanto vada bene ascoltare tutta la roba che si ascolta da sempre in indie rock USA spa. anche questi sono gli anni zero. il nichilismo ormai istituzionalizzato. riverberi rognosi innaffiati di punk funk e ritmi piatti tra voci basse shoegaze e. un po' di genuinità, finalmente e. un anoressico che canta col poco fiato che contiene che li avevo visti di spalla ai liars l'anno scorso che mi sembravano stoner da quanto picchiavano duro.

(voto 8. di Qore)

NEXT YEAR IN ZION degli HERMAN DUNE



bene. molto bene per quanto mi riguarda. pur sotto la media degli ultimi cinque album, direi bene. di loro che tanto ormai sono una questione affettiva nonostante l'assenza di andrè herman dune che è finito ad incidere dischi tanto piacevoli quanto freddini sotto il nome Stanley Brinks (ciao Ketchup recordings). il disco scorre e cresce pure. road folk solito da bicicletta o pandina color cuore, rotta ma non troppo. che poi preferivo sì le registrazioni in mono o quello che era. tutto più romantico, era. il tono era quello. ma tutto resta sempre bello uguale e romantico uguale nel senso più ampio del termine, credo.

(voto 8)

ALOPECIA di WHY?



why? è un paraculo. intanto mi offre un disco da ottoemmezzo con la sua lucida e paffuta arroganza e il rap accennato e melodico di tanto in tanto ma di quelli che almeno ti sfodera un ritornello che rimbalza in testa durante tutto il pomeriggio passato coi condizionatori attaccati al massimo con quella sua voce pulita e nasale mezza cinica mezza emo che si ritrova e tutto il pop di cui ho bisogno.

(voto 8,5)

MINISTERO DELL'INFERNO (TRUCEKLAN)/ THE BEST OUT (Noyz Narcos e dj Gengis)



due mazzate.

(8/8)

NOUNS dei NO AGE



quando l'ho ascoltato la prima volta pensavo fossero un numero imprecisato tra i broken social scene e gli "inutili" I'm from barcellona, i componenti dei no age a contribuire al rumore del disco. invece sono due. come i white stripes, non ci si crede. fanno casino casino, senza essere pacchiani e grassi. pop noise & roll irruento e ben scritto, niente da dire di male o di oltre. c'è il sudore e c'è la produzione che si confà al prodotto. per una volta non riempiono il suono delle chitarre col suono di altre chitarre filo-metal. non riempiono il suono di suono. lasciano schiantare le corde liberando tutto quanto. dalle note della voce gridata mai in primissimo piano alle note dei riverberi. il cantante è il batterista.

(voto 8,5)